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LA STORIA DEL TEATRO DELL'OPPRESSO

Il TdO nasce come teatro eminentemente politico, sociale, popolare. Come atto di protesta al regime dittatoriale e strumento artistico di liberazione; si diffonde fra i contadini latinoamericani analfabeti (Teatro Immagine), fra i guerriglieri clandestini (Teatro Invisibile), come “prova”teatrale di un’ azione reale e concreta (Teatro-Forum). 
Una volta giunto in Europa, Boal viene a contatto con nuove forme di oppressione più psicologiche e individuali, differenti rispetto alle oppressioni socio-politiche latinoamericane.

Il Teatro dell’Oppresso è un metodo teatrale elaborato da Augusto Boal a partire dagli anni ’60, prima in Brasile e poi in Europa, che usa il teatro come mezzo di conoscenza e come linguaggio, come mezzo di conoscenza e trasformazione della realtà interiore, relazionale e sociale. E' un teatro che rende attivo il pubblico e serve ai gruppi di "spett-attori" per esplorare, mettere in scena, analizzare e trasformare la realtà che essi stessi vivono. Ha tra le finalità quella di far riscoprire alle persone la propria teatralità, vista come mezzo di conoscenza del reale e di rendere gli spettatori protagonisti dell’azione scenica, affinché lo siano anche nella vita. Si basa sull’ipotesi che "tutto il corpo pensa", in altre parole su una concezione "globale" dell’uomo visto come interazione reciproca di corpo, mente, emozioni. Il metodo fornisce strumenti d’analisi, liberazione e coscientizzazione attraverso un approccio non direttivo e ad una relazione dialogica, che annulli gli aspetti di violenza. Si tenta di sviluppare le capacità intuitive e sensoriali, oltre che razionali.

Il Teatro dell'oppresso (TdO) si basa su una precisa presa di posizione a favore degli "oppressi" e, parallelamente a Paulo Freire, su un lavoro di coscientizzazione. Per conseguire questo scopo, Boal elaborò varie tecniche (teatro giornale, teatro forum, teatro immagine, teatro invisibile...) in grado di valorizzare la cultura dei contadini. Tutte le tecniche, a vari livelli, cercano di de-professionalizzare il teatro, rompendo la barriera attore-spettatore. Usato come strumento maieutico, e non come catarsi, questo teatro fa scaturire i grandi problemi sociali e collettivi. Un suo peculiare aspetto resta, comunque, il lavoro sul corpo per sciogliere le maschere muscolari ("un generale cammina come un generale") e l'attivazione di un pensiero "per immagini". Il TdO si basa sull'esplicitazione di conflitti interpersonali e sociali, andando alla ricerca della gestione del conflitto, seppure in uno scenario teatrale. L'ipotesi è che la "recita" di una soluzione può stimolare ad agire anche nella vita quotidiana, valorizzando il percorso di ricerca di strategie si vuole permettere all'oppresso di liberarsi dall'oppressione.

Il TdO si muove ai confini tra teatro, educazione, terapia, intervento sociale e politica. Fulcro del lavoro è l'analisi + trasformazione delle situazioni oppressive, di disagio, conflittuali, della vita quotidiana. Pur toccando aspetti personali ed emotivi, il TdO non si pone come terapia, ma come strumento di "liberazione" collettiva che poggia sulla presa di coscienza autonoma delle persone, sullo "specchio multiplo dello sguardo degli altri". Le diverse situazioni critiche possono essere affrontate usando tecniche e metodi appropriati: i Giochi-Esercizi, il Teatro Forum, il Teatro Immagine, il Teatro Invisibile, il Flic-dans-la-tete (Poliziotto nella testa), il Teatro Giornale, il Teatro Legislativo e l'Estetica dell'Oppresso.

Oggi il TdO e' diffuso in tutto il mondo, con i centri storici nati sotto la guida di Boal a Rio de Janeiro (Centro do Teatro do Oprimido) e a Parigi (Centre du Theatre de l'Opprime'); altri gruppi sono sorti in diversi paesi.

 

I Principi fondamentali del TdO sono:

  • Umanizzare l'Umanita'.

  • Aiutare uomini e donne a sviluppare cio' che loro gia' hanno dentro se stessi: il teatro.

  • Svilupparenell'esistenza simultanea (realtà/finzione scenica), la capacità di ogni persona di vedere la situazione e di vedersi nella situazione.

  • Analizzare il proprio passato, nel contesto del proprio presente per inventare il proprio futuro, senza attenderlo.

  • Aiutare gli esseri umani a recuperare un linguaggio che gia' possiedono, imparando a vivere nella societa' facendo teatro: imparando a sentire per mezzo del sentire; a pensare pensando; ad agire agendo; come prova-allenamento per la realta'.

  • Individuare nella realtà e/o nella finzione scenica gli oppressi e gli oppressori focalizzando il proprio interesse sugli "oppressi", ovvero individui o gruppi socialmente, culturalmente, politicamente, economicamente, razzialmente, sessualmente o in ogni altro modo, deprivati del loro diritto al dialogo o in ogni modo danneggiati nell'esercizio di questo diritto.

  • Privilegiare una comunicazione non-violenta, estetica alla ricerca della "pace" ma non della passivita'.

  • Promuovere un metodo rispettoso di tutte le culture, senza essere un'ideologia o un partito politico, nè dogmatico nè coercitivo. 

Ciccio Tedesco

 
OPERATORE - FORMATORE
DI TEATRO DELL'OPPRESSO
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